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che questo giorno aspettata l abbiamo.
Letteratura italiana Einaudi 191
Giovanni Boccaccio - Filostrato
13
Ella mi disse dieci dì starebbe
col padre, sanza più istar niente,
e poscia in Troia se ne tornerebbe.
Il termine è per questo dì presente,
dunque doman venir se ne dovrebbe,
se bene annoveriam dirittamente;
e noi siam qui tutto dì dimorati,
tanto n ha fatto il disio smemorati.
14
Domattina per tempo ritornare,
Pandar, ci si vorrà.  E così fero.
Ma poco valse in su e  n giù guardare,
ch ad altri già l avea dritto il pensiero;
di che costor, dopo molto badare,
sì come fatto avieno il dì primiero,
fatto già notte, dentro si tornaro,
ma ciò a Troiol fu soverchio amaro.
15
E la speranza lieta ch egli avea,
quasi più non avea dove appiccarsi,
di che con seco molto si dolea,
e forte cominciò a rammaricarsi
e di lei e d Amor, né gli parea
per cagion nulla che tanto indugiarsi
dovesse a ritornare, avendogli essa
la ritornata con fede promessa.
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Ma  l terzo e  l quarto e  l quinto e  l sesto giorno,
dopo il decimo dì, già trapassato,
Letteratura italiana Einaudi 192
Giovanni Boccaccio - Filostrato
sperando e non sperando il suo ritorno,
da Troiol fu con sospiri aspettato;
e dopo questo, più lungo soggiorno
ancor dalla speranza fu  mpetrato,
e tutto invan; costei pur non tornava,
laonde Troiol se ne consumava.
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Le lagrime che erano allenate
pe conforti di Pandaro, e sospiri,
tornar sanza esser da lui rivocate,
dando lor via i focosi disiri,
e quelle che speranza risparmiate
aveva, usciron doppie pe martiri
che  n lui gabbato più si fer cocenti
che pria non eran, ben per ognun venti.
18
In lui ogni disio istato antico
ritornò nuovo, e sopr esso lo  nganno,
che gli parea ricevere, e  l nemico
spirto di gelosia, gravoso affanno
più ch alcun altro e di posa mendico,
come san quei che già provato l hanno.
Ond el piangeva giorno e notte tanto,
quanto bastavan gli occhi ed egli al pianto.
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El non mangiava quasi e non bevea,
sì avea pien d angoscia il tristo petto,
ed oltre a questo, dormir non potea
se non da sospir vinto, ed in dispetto
la vita sua e sé del tutto avea,
Letteratura italiana Einaudi 193
Giovanni Boccaccio - Filostrato
e come fuoco fuggiva  l diletto,
ed ogni festa ed ogni compagnia
similemente a suo poter fuggia.
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Ed era tal nel viso divenuto
che piuttosto che uom pareva fera,
né l averia alcun riconosciuto,
sì pallida e smarrita avea la cera;
del corpo s era ogni valor partuto,
e tanta forza appena ne membri era
che  l sostenesse, né conforto alcuno
prender volea che gli desse nessuno.
Priamo e figliuoli si maravigliano di veder Troiolo così sfigura-
to, né da lui qual sia la cagion posson sapere.
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Priamo che  l vedea così smarrito,
a sé alcuna volta lui chiamava,
dicendo:  Figlio, che hai tu sentito?
Qual cosa è quella che tanto ti grava?
Tu non par desso tu, sì scolorito;
che è cagion della tua vita prava?
Dimmi, figliuolo, tu non ti sostieni,
e s io discerno ben, tutto men vieni. 
22
Il simigliante gli diceva Ettore,
Parìs e gli altri fratelli e sorelle,
e domandavan donde esto dolore
sì grave avesse e per quai ree novelle.
Alli quai tutti diceva ch al core
Letteratura italiana Einaudi 194
Giovanni Boccaccio - Filostrato
si sentia noie, ma quai fosser quelle,
niun poteva tanto addomandare,
che da lui più ne potesse apparare.
Vede Troiolo in sogno Criseida essergli tolta, rammaricasi di lei
con Pandaro e vuolsi uccidere, e a gran pena è da lui ritenuto.
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Erasi un dì, tutto malinconoso
per la fallita fede, ito a dormire
Troiolo, e  n sogno vide il periglioso
fallo di quella che  l facea languire:
ché gli parea, per entro un bosco ombroso,
un gran fracasso e spiacevol sentire;
per che, levato il capo, gli sembrava
un gran cinghiar veder che valicava.
24
E poi appresso gli parve vedere
sotto a suoi piè Criseida, alla quale
col grifo il cor traeva, ed al parere
di lui, Criseida di così gran male
non si curava, ma quasi piacere
prendea di ciò che facea l animale;
il che a lui sì forte era in dispetto,
che questo ruppe il sonno deboletto.
25
Com el fu desto cominciò a pensare
sopra ciò ch avea in sogno veduto,
e chiaro parve a lui considerare
che volea dir ciò che gli era apparuto,
e prestamente si fece chiamare
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Giovanni Boccaccio - Filostrato
Pandaro al qual, come a lui fu venuto,
piangendo cominciò:  Pandaro mio,
la vita mia non piace più a Dio.
26
La tua Criseida, oh me, m ha ingannato,
di cui io più che d altra mi fidava,
ella ha altrui il suo amor donato,
il che più che la morte assai mi grava;
gli dii me l hanno nel sogno mostrato. 
E quinci il sogno tutto gli narrava,
poi cominciò a dir quel che volea
sì fatto sogno, e così gli dicea:
27
 Questo cinghiar ch io vidi è Diomede
per ciò che l avolo uccise il cinghiaro
di Calidonia, se si può dar fede
a nostri antichi, e sempre portaro
per sopransegna, sì come si vede,
i discendenti il porco. Oh me, amaro
e vero sogno! Questo l avrà  l core [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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