[ Pobierz całość w formacie PDF ]
preoccupare. Ma poi cominciarono ad arri-vare i reporter. Cominciarono prima con le telefonate e poi si
presentarono direttamente alla mia porta.
Page 258
Ero in panico. Una volta che aprii la porta scattarono sei flash. Poi sentii qualcuno che ordinava loro di
andare via. Ma solo pochi minuti dopo stavano già bussando alle finestre. Guardai e vidi un tipo, che
lavora per il National Enquirer, e che io continuamente mi toglievo dai piedi allo Strip. Aveva scatole di
minerva con su scritto un numero di telefono. Me ne dava sempre, dicendomi: a una ragazzina come te,
non potrebbero servire dei soldi o qualcosa del genere...? Dicevo sempre che solo i minerva potevano
ser-virmi. Abbassai le tende.
Finalmente alle undici circa del mattino sentii la voce di zio Daryl fuori alla porta. Lo lasciai entrare e con
lui entrarono due tirapiedi della Teatrali Uniti e cominciarono a mettere tutta la mia roba nelle valigie.
Disse che aveva già saldato il conto per me e che dovevo andare con lui. C'erano reporter dappertutto
nel viale, ma riuscimmo a entrare nella limousine e a imboccare la via di casa.
«Non so che cosa ti abbia preso, Belinda», disse lui, togliendosi gli occhiali e fissandomi. «Come hai
potuto ferire in questo modo tua madre? È tutta colpa di quella Susan Jeremiah, se vuoi sapere come la
penso, che t'ha messa in un film vietato ai minori e tutto quanto».
Ero troppo disgustata per dirgli qualsiasi cosa. Lo odiavo.
«Ascoltami, Belinda», continuò. «Tu non dirai niente a nessuno di quanto è successo. Bonnie ha
scambiato suo marito per un vagabondo. Tu non eri lì, capisci? Marty è stato colpito al braccio e alla
spalla, ma uscirà giovedì e se la vedrà lui con i reporter, tu non devi dire una parola a anima viva».
Poi tirò fuori un incartamemto e mi informò che aveva chiuso il mio conto in banca e che quindi non
avevo più soldi né credito in posti come lo Château Marmont.
Quando arrivammo a casa, mentre scendevamo dal-l'auto, mi teneva il braccio tanto stretto che mi
faceva male.
«Non farai più del male a Bonnie, Belinda», mi disse. «Nossignore, non gliene farai. Te ne andrai in una
scuola in Svizzera, dove non potrai più fare del male a nessuno. E te ne starai lì finché non ti dirò che puoi
tornare a casa».
Non gli risposi. Lo guardai solo, in silenzio, mentre lui alzava il telefono per chiamare Trish a Dallas e per
dirle che tutto era sistemato.
«No, Belinda non era assolutamente lì», ripeteva.
Non dissi una parola.
Mi voltai e mi misi in un cantuccio, e mi sedetti in atteggiamento raccolto. Mi sentivo male. Era come se
mi ritornasse in mente tutto quello che era accaduto tra me e mamma. Pensavo alla volta che mi aveva
lasciato a Roma, a quella volta che, a Saint Esprit, spinse l'acceleratore e si diresse verso il ciglio della
rupe. A quella in cui litigò terribilmente con Gallo e lui cercava di farle ingoiare del whisky per farla
svenire. Io avevo cercato di bloccarlo ma lui si voltò e mi diede un calcio che mi scaraventò dall'altra
parte della stanza. Il suo piede mi aveva colpito giusto nello stomaco e io mi sentii mancare il respiro.
Restai stesa sul pavimento pensando che se non fossi riuscita a respirare non sarei rimasta viva. Be', era
così che mi sentivo ora. Non potevo respirare. L'aria mi aveva lasciato. E se non fossi riuscita a respirare
non sarei rimasta viva. Sentivo zio Daryl parlare con qualcuno di una scuola chiamata Saint Margaret's e
che avrei preso un volo per Londra alle cinque del pomeriggio.
Page 259
No, non può essere, pensavo, non può farmi andare lì, non senza rivedere Marty, non senza parlare con
Susan, non senza G.G. No, non può essere.
Fissai, per un momento, la mia sacca prima d'aprirla, poi tutto a un tratto mi misi a frugare dentro per
assicurarmi che avevo il passaporto e i traveller's cheques. Sapevo di avere almeno tre o quattromila
dollari in cheque. Forse molto di più. In quegli anni non avevo fatto che mettere dei soldi da parte. Ne
avevo risparmiato in ogni scorribanda per acquisti in Europa e m'ero comprati i traveller's cheques a
Beverly Hills con i soldi che zio Daryl mi dava per le spese personali.
Stavo chiudendo la sacca quando entrò mamma.
Era appena tornata dall'ospedale e aveva ancora addos-so il cappotto. Mi guardò e nei suoi occhi c'era
il solito sguardo vitreo da drogata. Mi parlò con la sua piatta voce da drogata:
«Belinda, tuo zio Daryl ti accompagnerà all'aeroporto. Siederà con te finché non prenderai il volo della
Pan Am».
Mi alzai e la guardai e, dietro tutta la nebbia delle droghe, vidi la durezza del suo volto: aveva negli occhi
un'espressione d'odio sconfinato. Voglio dire che quando uno che tu hai amato ti guarda con un tale odio
è come se vedessi un estraneo nel corpo di quella persona, e nella sua pelle uno che ne fa l'imitazione.
Perciò, forse parlai a un'estranea, perché non so se sarei riuscita a parlare a mamma in quel modo.
«Non vado in nessuna scuola svizzera», dissi. «Me ne vado dove voglio».
«Col cazzo che te ne vai dove vuoi», disse con la sua solita voce sfilacciata. «Tu vai dove dico io. Tu
non mi sei più niente. E non vivrai più sotto il mio stesso tetto».
Per un minuto, non riuscii rispondere. Non riuscii a fare niente. Semplicemente inghiotii, cercando di non
pian-gere. Continuavo a fissarla in volto pensando: È mamma che sta parlando? No, non può essere lei.
«Senti, me ne sto andando», dissi alla fine, «sto parten-do. Ma me ne vado dove voglio. Raggiungo
Susan Jeremiah e faccio un film con lei».
«Se tu ti avvicini a Susan Jeremiah», disse soppesando bene le parole, «io farò in modo che in questa
città non lavorerà più per nessuno Studio. Ti assicuro, nessuno si accosterà a lei. Nessuno investirà un
centesimo su di lei o su di te». Sembrava una zombi, per il modo in cui se ne stava lì, e parlava con voce
lenta e quasi farfugliando.
«No, puoi credermi, non te ne andrai da Susan, non le dirai quanto è accaduto. E non ti fare nessuna
illusione neppure su G.G. Lo costrinsi a lasciare Parigi, e lui non se l'è certo scordato; posso costringerlo
a lasciare anche New York. Tu non andrai da nessuna di queste persone a raccon-tare di Marty e me.
Te ne andrai alla scuola svizzera proprio come ti ho detto. Questo è esattamente quello che farai».
Sentivo la mia bocca muoversi, ma non ne usciva niente. Poi mi accorsi che le dicevo:
«Mamma, come puoi farmi questo? Come puoi fare questo a me?».
Dio mio, quante volte l'avevo sentita ripetere a tutti quelle stesse parole - Come puoi farmi questo? - e
ora ero io che le stavo dicendo. Oh Dio, era terribile.
Page 260
Continuò a guardarmi come una zombi, e la sua voce venne fuori smorzata, come prima:
«Come posso farti questo?», disse. «È questo che mi hai domandato, Belinda? Bene, te lo dico io come.
Quando nascesti pensai che tu eri l'unica cosa al mondo che fosse veramente mia, la mia bambina venuta
fuori dal mio corpo. Pensavo, quando ti partorii, che tu eri l'unica persona che mi sarebbe stata sempre
leale. Mia madre morì prima che io compissi sette anni. Non era che un'ubriacona, ecco cos'era. La
grande, lussuosa casa dell'Highland Park, per quanto la riguardava, sarebbe potuta essere una birreria.
Non se ne fregava mai un cazzo di sapere quello che accadeva a me e a Daryl, e non si occupava
abbastanza di noi semplicemente perché era assorbita dal tentativo di tenersi in vita. Ma io l'amavo, Dio
quanto l'amavo. Se non fosse morta le avrei dato tutto, sarei andata a strofinare pavimenti, per lei, le
avrei dato fino all'ultimo centesimo che sarei riuscita a guadagnare, avrei fatto qualsiasi cosa per renderla
[ Pobierz całość w formacie PDF ]